Sulle traduzioni di Harry Potter

Trovate lo stesso articolo sul blog di Altervista Elzeviro, per cui l’ho scritto qualche mese fa.

Il magico mondo di Harry Potter ha fatto e fa parlare tanti da sempre. Tutti parlano, per esempio, delle traduzioni della versione italiana, perché di noi si tende a ricordarsi soltanto quando il lavoro che abbiamo fatto non piace.

Forse non sapete che le traduzioni di Harry Potter in italiano sono state fatte e rifatte e poi ancora rifatte: i primi tre libri vengono tradotti da una linguista, in seguito tutto viene ritradotto da un’altra e poi Salani decide, dopo la pubblicazione di tutti i libri e di tutti i film, di ritradurre. Vediamo di capire perché nelle prossime righe.

Traduzioni e nomi parlanti

Sarebbe una noia tradurre testi piatti, senza metaforegiochi di parole e nomi parlanti… Eppure proprio questi elementi possono rendere la traduzione molto complicata.
Un nome parlante è un nome studiato dall’autore perché dica molto su quel personaggio. Inutile aggiungere che la saga del maghetto con gli occhiali gronda di questo genere di nomi. Ora, potreste chiedervi: cosa deve fare il traduttore in questo caso? Tradurre o lasciare il nome in lingua di partenza? 
Ci sono molte variabili che entrano in gioco a questo punto. Innanzitutto, a chi è rivolto il libro? A quale fascia d’età? Se ci sono nomi parlanti, è per bambini o comunque anche per loro. I bambini che leggono la traduzione italiana sono quasi sicuramente italiani e pochissimi di loro sono bilingui. Quindi la risposta è, sì, tradurre sempre. O quasi, ragionando in modo elastico, dipendente da contesto e cotesto. E con molta attenzione a ogni singolo dettaglio.

Errori di traduzione

Le traduttrici di Harry Potter hanno fatto molti errori, proprio per avere osato questo genere di traduzione così insidioso. Lo sottolineano gridando all’orrore i fan della saga su pagine Facebook e blog. Ora vi rivelerò una realtà terribilmente spaventosa: anche i traduttori sbagliano. 
Soprattutto si sbaglia quando si deve tradurre un libro così ricco in una quantità di tempo limitatissima, considerando anche che difficilmente ci si può pagare le bollette con un incarico da traduttore letterario. Che quindi rimane segregato come il secondo lavoro dei sogni, per il quale abbiamo sudato tutta la vita, ma che purtroppo è pagato miseramente.

Un altro fattore importante è la conoscenza della trama e dei personaggi.

Ovviamente leggiamo tutta la storia prima di cominciare il lavoro, ma se il secondo, terzo, quarto, quinto, sesto, settimo libro sono inediti? Se davvero non si può capire qualcosa di molto importante? Certo, potrebbe esserci la possibilità di contattare l’autore, se è ancora vivo. Se è collaborativo, se ha voglia e tempo di rispondere alle domande di, in questo caso, più o meno tutto il mondo. Per quanto riguarda la Rowling, alcune sue dichiarazioni sulle traduzioni sono arrivate solo nell’anno della pubblicazione in italiano del quinto volume della saga.

Silente o il Bombo

In particolare ha parlato del nostro Silente, in inglese Dumbledore. Dumb significa in effetti muto, ma la parola nel suo complesso è un termine arcaico dell’inglese britannico per bumblebee, che significa bombo. E l’autrice avrebbe scelto questa parola esattamente per dare l’idea di un mago sempre in movimento, che parla, che rimugina, che non si ferma mai. Eppure è anche vero che ci sono molti silenzi nella vita del mago-bombo. E che questo nome gli dà un’aura di saggezza che una traduzione come Bombo o Mugugno o Borbottone o chi più ne ha più ne metta, in italiano, non gli avrebbe dato. Sottolineo “in italiano” perché troppo spesso ci si dimentica che non si traduce letteralmente, ma conoscendo ciò che funziona in una lingua e non nell’altra e viceversa.

“Difficile, molto difficile… […] ma dove ti colloco?!”

Il cappello parlante ha ragione, lo smistamento è qualcosa di molto difficile… anche da tradurre. Voglio chiudere questo articolo, che comincia a sembrare infinito, parlandovi della traduzione delle Case di Hogwarts.Gryffindor (Grifondoro), Hufflepuff (Tassorosso poi evolutosi in Tassofrasso), Ravenclaw (Corvonero e precendentemente Pecoranera) e Slytherin (Serpeverde).

« Per i nomi delle Case, la scelta si è basata sul metro linguistico e l’assonanza, cercando di creare un ambito di fiabesco quotidiano che non a caso appartiene anche alla tradizione italiana. Se pensiamo agli animali simbolo delle contrade senesi ci accorgiamo che Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero ci suonano istintivamente familiari. »

Dichiarazione della seconda traduttrice, Beatrice Masini.

Ma le cose sono rese ancora più complicate dalle immagini visive degli stemmi, che sono descritti nel libro.

Grifondoro, tradotto in questo modo a causa dell’assonanza tra i due termini, corrisponde in effetti a uno stemma rosso e oro, che però rappresenta un leone.

Tassorosso invece ha in effetti un tasso nel suo stemma, ma i veri colori sono giallo e nero. La scelta del rosso è stata fatta unicamente per l’assonanza. Personalmente credo che Tassogiallo sarebbe stata una traduzione migliore; sicuramente migliore di Tassofrasso, che invece non significa niente. Per quanto riguarda il significato della parola in lingua di partenza, purtroppo questo è andato perso. Hufflepuff porta in sé l’idea di faticare e lavorare costantemente con impegno, idea però che viene recuperata dalla filastrocca del cappello parlante.

Ravenclaw significa letteralmente artiglio di corvo. Nella prima traduzione, però, il corvo era diventato una pecora, una pecora nera. Che oltre a non essere spiegabile in nessun modo, è anche portatore di unaconnotazione negativa, che in lingua di partenza non esiste.
Non dimentichiamoci poi del falco che è disegnato sullo stemma al posto del corvo. Insomma le vere alternative sarebbero state “Falcoblu” e “Falcobronzo” (scelta non raccomandabile a posteriori, dopo l’uscita del film, in cui il bronzo dello stemma diventa argento). In questo modo si sarebbe anche potuto chiamare il poveroHufflepuff Tassonero“, come in effetti è il tasso dello stemma.

Infine Slytherin contiene l’idea dello strisciare, con sullo stemma un serpente su sfondo verde-argento. Da qui il nome azzeccatissimo di Serpeverde.

Non è tutto brutto ciò che non piace

La conclusione è che è molto difficile arrivare a una soluzione che soddisfi tutti i punti di vista e spesso bisogna sacrificare qualcosa. Per questo motivo le traduzioni della saga sono state un lunghissimo e faticosissimo travaglio, durante il quale non sempre i cambiamenti sono stati in meglio. Niente di tutto questo però ha impedito a una generazione intera di crescere accanto ai maghetti, sognando di stringere la propria bacchetta magica, vivere nel meraviglioso castello o bere una burrobirra con gli amici.
Quindi forse il lavoro delle traduttrici non è stato poi così orrendo.